La festa di S. Croce si svolge a Carzano, un
borgo situato in riva al lago, a nord est di Montisola.
La sua celebrazione è un momento di unione ma anche di creatività,
poiché quella che viene realizzata dagli abitanti è
una scenografia enorme, che occupa tutte le vie del paese, attraverso
le quali cinque anni il 14 settembre, passa la processione con la
reliquia della S. Croce.
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Processione con statua di
S. Giovanni Battista patrono di Carzano, 1946 |
Rousseau sosteneva che togliendo al popolo le
feste, gli si toglie la voglia di vivere e perciò la motivazione
stessa del lavoro. Soprattutto, si eliminano le occasioni che promuovono
la socievolezza e quindi si distruggono le basi della società.
"Fornite come spettacolo gli stessi spettatori, fateli diventare
attori loro stessi; fate in modo che ciascuno veda e ami se stesso
negli altri, affinché tutti abbiano più forti vincoli
di amicizia."
Le feste furono "la vera culla dei popoli"; grazie alle
feste primitive "si diventava più docili gli uni sforzandosi
di farsi capire, si imparò a spiegarsi".
Nel caso in cui la festa è religiosa, lo sviluppo di questi
sentimenti è agevolato da millenni di tradizioni che si alternano
e si ripetono. Ancora oggi il rito corale, "la festa",
consente alla collettività di evolversi ritrovando una consapevolezza
di sé che va sempre più diminuendo, con l'avanzare
della modernità e l'affievolirsi dei legami che uniscono
il singolo individuo alla comunità.
Ed è spesso la religione, vista nel suo latente significato
di tradizione e non tanto di condivisione di una fede, a dare Io
spunto perché questa unione si verifichi soprattutto nelle
realtà provinciali o rurali.
Le processioni di ringraziamento o le via crucis vengono infatti
drammatizzate dalla popolazione attraverso il gesto, ma l'azione
sacra non è altro che la rappresentazione del gruppo che
mette in scena se stesso per ritrovarsi e salvarsi dalla dispersione.
Più che di una celebrazione religiosa si tratta di una celebrazione
dell'identità culturale.
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Processione S. Croce, 1955 |
Le origini di questa festa sono assai incerte.
Alcune credenze, non provate, dicono risalga ad un voto fatto dalla
popolazione per ringraziare la Santa Croce, di cui una reliquia
è conservata nel paese, che l'aveva preservata dalla peste
del 1600.
Secondo questa ricostruzione, nel 1629 i Lanzichenecchi, in ritirata
dopo la sconfitta subita a Mantova, giunsero in Franciacorta e vi
portarono il morbo. Da qui la peste si espanse in tutta la zona
del Sebino imperversandovi fino al 1632.
Le vittime furono migliaia in tutta la zona, ma non a Carzano che,
secondo questa credenza, sarebbe rimasto indenne anche se alcune
fonti paiono testimoniare una realtà molto diversa.
Infatti il documento denominato "Divisione del Comune di Carzano
dal Comune di Monte d'Isola" del Notaio Francesco fu Ottavio
Mazzucchelli, datato nove settembre 1744, è utile per comprendere
fino in fondo il terribile segno lasciato dal morbo sulle popolazioni
locali; tant'è vero che in questo atto troviamo una citazione
molto significativa: "verso sera retifilando il Valzello contiguo
al bosco detto della pest".
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Carzano 1900 |
Mentre il Notaio Fioravante Oldofredi annota:
"26 aprile 1702, in Siviano. Compare negli atti di me notaio
ed alla presenza di Giacomo Sangallo di anni cento incirca della
terra di Siviano ed abitante, il quale con suo giuramento afferma
come lui frequentava il fu don Bernardo Giordano rettore di Siviano
e spesso si recava presso di lui e si ricorda bene di non averlo
mai visto andare a Carzano a cantar messe e mai andò al tempo
della peste ad abitare in Carzano perché era ritenuta terra
infetta."
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1955 |
Inoltre un documento citato da Don Trotti, nel
suo volume dedicato a Monte Isola, attesta che nel 1630 in una barca
ferma nei pressi di Carzano, per paura della peste, dieci persone
prima di scendere, fanno voto di versare una quota annua al cappellano
per la celebrazione di una messa ogni domenica.
Più probabilmente però, la festa è nata in
un contesto analogo, ma più recente. La maggior parte dei
documenti ufficiali è andata perduta durante un incendio,
ma nei suo diano redatto nel 1922 il oarroco di Carzano racconta
dell'esistenza, al suo arrivo in paese di una pia associazione denominata
della Santa Croce.
"Esiste in contrada la pia associazione della Santa Croce a
cui tutti indistintamente fanno parte per sostenere le solennità
Quinquennali in onore di Santa Croce: ogni membro di famiglia paga
la sua tangente mensile (...). Dette solennità sono native
istituite in tempi m cui perdurava qui la terribile epidemia di
colera asiatico".
In un altro estratto, del 1924, dice il parroco: "Le Solennità
Quinquennali in onore di Santa Croce risalgono ai tempi in cui queste
plaghe erano travagliate dal cosiddetto colera asiatico. La popolazione
ricorse alla valida protezione della croce ed il morbo cesso come
per incanto: a perpetuo ricordo del memorando fatto, in ogni quinquennio
si celebrano a Carzano solennissime feste."
In questo caso l'anno esatto dell'istituzione della festa sarebbe
il 1836.
Ancora il parroco, nel descrivere lo svolgimento del rito, afferma:
"processione solenne con S.S. Croce Banda di Tavernola e Sale
Marasino: Grandi luminarie. Sparo del cannone."
II diario, probabilmente redatto da diversi parroci come testimoniano
le diverse calligrafie, permette inoltre di avere informazioni su
altre due edizioni della festa, nel 1929 e nel 1934 quando veniva
orgogliosamente annotato: "Fu tantissima l'affluenza dei forestieri
e tutti ebbero parole di lode per noi."
Emerge dunque l'immagine di una grande festa anche ad inizio secolo,
che mantiene inalterati molti aspetti come gli spari, le luminarie,
la processione nella cui realizzazione la piccola comunità
investiva soldi e fatica.
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1955 |
Per capire appieno, quanto questa operazione
fosse onerosa, bisogna tener presente che l'economia della frazione
di Carzano si basava, fino almeno agli anni 60 del '900, soprattutto
sulla pesca.
Lo Statuto De Pescatoribus, 1473, stampato a Brescia nel 1722 recita
che i pescatori erano costretti a rimanere dietro al loro banco
scalzi, in qualsiasi stagione senza cappello e senza mantello.
E' quindi possibile intuire gli effetti della malattia sugli abitanti
dei paesi lacustri.
II colera scoppiato nel 1817 in India, raggiunse l'Italia nel 1835
e Brescia nel 1836. A Monte Isola i più colpiti furono i
pescatori, poiché erano continuamente a contatto delle acque
stagnanti e vivevano in stanze umide in presenza delle reti bagnate.
Nel luglio 1836 viene riportatoufficialmente nel "registro
dei morti" il primo caso di colera a Carzano e i morti si susseguono
al ritmo di 2-3 al giorno, l'ultimo caso di decesso (il 31°)
è registrato il 26 luglio su un totale di circa 200 abitanti;
i morti sono compresi in una fascia d'età fra i 30 ed i 55
anni.
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1955 |
Siccome non c'erano cure ed era praticamente
impossibile scampare al contagio, sorsero molti culti votivi di
ringraziamento dei superstiti.
Notizia certa sull'esistenza di una confraternita di devoti delle
Sante Croci a Brescia ci viene da una provvisione comunale, datata
3 marzo 1520, concernente l'elargizione di cento lire di planet
all'associazione, per la confezione di un gonfalone di rappresentanza
e per interventi alle strutture murarie della cappella di pertinenza.
Gli scopi della Confraternita sono attestati in un decreto del Vescovo
Bollani. Nel 1836 si profila un grande impegno per tutti gli iscritti.
Dalla Congregazione Municipale viene proclamato, in data 21 giugno
un voto cittadino, "perché in onore delle Santissime
Croci siano innalzate all'Altissimo nuove pubbliche preci."
Nello stesso periodo anche a Carzano di Montisola si forma probabilmente
la Compagnia della Santa Croce."
Ancor oggi esiste un comitato che si occupa dell'organizzazione
ed un'associazione che persegue esclusivamente finalità di
solidarietà sociale e si dedica alla preparazione ed alla
promozione di questo evento.
La festa per gli abitanti delle altre frazioni deve sempre rappresentare
una sorpresa anche se i canoni di svolgimento rimangono invariati.
Le vie del paese vengono interamente decorate con "arcate"
di legno, ricoperte di rami di pino addobbati con delicati fiori
di carta, opera esclusiva delle donne di Carzano.
Oltre a questa grande festa quinquennale, a Monte Isola si celebra
la cosiddetta "Madonna del Colera" nella seconda domenica
di luglio al Santuario, in memoria di coloro che grazie ad un voto
furono scampati dall'epidemia del 1836.
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1955 |
Inoltre, nella piccola chiesa della frazione
di Masse dedicata a S. Rocco, il santo della peste, ed a S. Pantaleone
medico, sono conservati documenti ottocenteschi in cui il Santo
viene ringraziato per aver preservato gli abitanti di Montisola
dal colera.
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