Il cognome Turla è come un logo per Montisola e per il Sebino,
anche se chi si scrive non ne conosce molti con questo cognome.
A primo acchito, di viventi, li conto sulle dita di una mano: Don
Franco, arciprete di Lumezzane Pieve, che alla sua terra ha dedicato
con appassionante amore in massiccio volume in questa collana; don
Mario, prevosto di Travagliato, un altro prete appassionato di storia
e di arte; un don Giulio, innamoratissimo della sua terra, che da
decenni (ma sembrano secoli) scarpina sempre per balze della sponda
orientale del lago facchinaggio pastorale che lo ha reso storto
ma sempre indomabile.
Ora compare questo Fiorello Turla, finora a me sconosciuto. Ma di
Turla ne bastano pochi, fra tanti, e basta quest'ultimo a nobilitare
l'Isola e il monte incantato con queste pagine zeppe di fotografie
vecchie e nuove e di ariose pagine rievocative, commosse e vibranti
sulla pesca, reti, barche, pastorizia, devozione ecc. Ma tutti questi
Turla non ne abbiano a male: il merito, come si evince da questo
bellissimo libro, non è tutto loro: è anche di quell'isola
incantata, della sua quasi incontaminata bellezza.
Detto questo non ho che dire grazie all'autore ed al suo e nostro
amico Archetti, vero Cerbero delle bellezze di Montisola, per aver
voluto che il volume entrasse nella collana "Terre Bresciane".
Si tratta di una perla senza ostrica, dato che nel lago ostriche
non ce ne sono; basta sfogliarlo per esserne intrigati ed emozioni.
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