Prefazione - Don Antonio Fappani
La Pesca
La Rete
La Barca
Agricolutra e Pastorizia
Gli Emigranti
Madonna della Ceriola
Festa Santa Croce
Rocca Martinengo
Isola di San Paolo
Isola di Loreto
   
 
AGRICOLTURA E PASTORIZIA


Cure 1972

Non esiste un patrimonio storico in immagini che testimoni la vita contadina, rurale e pendolare di tutti coloro che non hanno fatto i pescatori o i barcaioli. Tendenzialmente il territorio di Monte Isola è stato ampiamente documentato nelle zone limitrofe ai porti sia per il fascino ambientale che per la facilità di penetrazione dalla terraferma.
Scrittori, pittori e fotografi hanno trovato terreno fertile a Peschiera, Sensole e Carzano a scapito di altre realtà territoriali legate agli usi, costumi e tradizioni dell'entroterra.
È stato più facile tramandare testimonianze del mondo dei pescatori e dei retai, anch'essi situati per ragioni di trasporto e scambio merci, in prossimità di attracchi e porti.

Senzano 1969

Tuttavia non mancano all'interno dell'isola, intorno al capoluogo e alle frazioni alcune testimonianze delle tradizioni e delle attività tipiche di altre realtà territoriali confinanti con Monteisola.
Infatti mio nonno con la sua memoria storica mi racconta che oltre alle risorse naturali offerte dal lago quali l'acqua e il pesce, gli abitanti di Monte Isola sono riusciti a sfruttare anche quelle legate alla campagna grazie alla posizione favorevole di numerosi campi, soprattutto quelli posti a Senzano, Cure e Olzano che hanno permesso la coltivazione di ulivi, viti, grano, frumento e qualche ortaggio come la patata, la cipolla, la verza e il cavolfiore.
Purtroppo anche se il nonno non ricorda una grande abbondanza di tali prodotti, la terra è sempre riuscita a tener lontano la fame e molte malattie in periodi piuttosto difficili come per esempio la seconda guerra mondiale.
Tutta la famiglia partecipava al lavoro nei campi compresi i più piccoli. Questi ultimi infatti frequentavano la scuola solo fino alla terza elementare e pochi erano i fortunati che potevano farlo fino alla quinta: poi cominciavano tutti a lavorare.

Siviano 1953

La vita in campagna occupava più di tre quarti dell'intera giornata: si cominciava alle cinque del mattino, ora dedicata alla mungitura e al riassetto del bestiame e proseguiva fino al calare del sole. Dopo, la giornata proseguiva con il preparare il foraggio per gli animali (erba durante la stagione estiva e fieno per quella invernale). Poi si preparavano i terreni per la semina arandoli e concimandoli con il letame ottenuto dalle bestie. Dopo la semina si procedeva con l'estirpazione di tutte le erbe infestanti che compromettevano la crescita delle colture in atto. Nei momenti in cui la campagna era a riposo, ci si dedicava al taglio dei boschi per ottenere la legna necessaria per il riscaldamento e per il funzionamento di cucine e di forni per il pane. In tutto questo anche la donna aveva un ruolo fondamentale: infatti, spesso, la nonna oltre alle responsabilità della gestione della casa, seguiva il nonno nei campi aiutandolo a rastrellare il fieno e a raccogliere il fogliame nei boschi, usato come lettiera per gli animali. Durante i periodi del raccolto le famiglie si aiutavano a vicenda ma i prodotti non venivano venduti perché spesso non erano sufficienti. Molti si limitavano a scambiarli con del pesce o, per chi non possedeva del bestiame, con del letame per la campagna.
Un'altra tradizione che purtroppo è scomparsa completamente da Monte Isola in seguito all'utilizzo del cotone e del nylon che però il nonno ricorda benissimo è la coltivazione dei bachi da seta. Da non confondersi con i normali e grossi bruchi, i bachi da seta venivano fatti nascere in un ambiente caldo. Per questo motivo, molte volte, erano le stesse donne che si mettevano a letto e li covavano spesso molto felici perché questo le esonerava da tutti gli altri lavori.
La necessità di aumentare il reddito familiare in proporzione all'aumento dei membri della famiglia spinse molti uomini a cercare un reddito integrativo. Cominciarono così a lasciare l'isola in cerca di lavoro e si adattarono a qualunque mestiere. In particolare si spinsero verso la Svizzera e la Germania dove trovarono impiego nella realizzazione di gallerie stradali e nelle miniere di ferro e di carbone dove molti furono di conseguenza soggetti a malattie come la silicosi. Questa situazione oltre a comportare l'abbandono dell'agricoltura e quindi l'impoverimento della campagna, comportò anche il sacrificio da parte dei lavoratori che furono costretti a riabbracciare i propri familiari solo due o tre volte durante l'anno, in genere a Natale, a Pasqua e a Ferragosto.
Qualcosa che potrebbe far ancora riflettere è la permanenza nel tempo di un interesse rivolto alla pratica, nel tempo libero, di uno sport come la caccia. Questo è documentato da eventi storici quali per esempio l'arrivo nel 1390 di Matteo II Visconti a Peschiera, ospite degli Oldofredi, per la caccia alle anatre e la costruzione nel XV secolo, da parte dei Martinengo, di una residenza a Carzano usata prevalentemente per la caccia. La caccia però, come narra il nonno, tuttora il più anziano fra tutti i cacciatori montisolani, non era, ai suoi tempi, solo uno sport. Infatti in un'epoca dove il bestiame era insufficientemente nutrito, mal selezionato ed in grado perciò di dare pochi prodotti di macelleria, la cacciagione permetteva di arricchire le tavole dei contadini (polenta e uccelli). All'inizio la caccia era prevalentemente rivolta ad uccelli migratori quali tordi,fringuelli, merli e anatre. Successivamente i cacciatori cominciarono a ripopolare la nostra isola con lepri, fagiani e quaglie tuttora cacciati solo per divertimento!

Fattoria di Sinchignano, 1960

Oggi a distanza di qualche decennio da questi ricordi, scopriamo che l'economia dell'isola si è completamente trasformata.
Il pendolarismo ha preso il sopravvento, muratori, carpentieri, ferraioli, meccanici e piccoli artigiani hanno sostituito quasi totalmente la figura del contadino. Rimangono tuttavia alcuni nostalgici della terra per lo più pensionati che hanno ereditato dai padri la passione per la terra. Inoltre il continuo frazionamento delle proprietà terriere ha ridotto i terreni in giardini coltivati ad ulivi: la pianta da frutto di gran lunga più presente su tutto il territorio.
Dalle nostre parti, l'ulivo ha sempre trovato terreno fertile e il clima mite ha favorito la crescita e lo sviluppo di questa pianta.

Il pastorello, Peschiera 1941

L'anno 2001 sarà iscritto ai guinnes dei primati per la produzione di olive in una quantità superiore ad ogni più rosea previsione. L'olio che ne deriva da queste piante è da sempre considerato uno dei migliori d'Italia. Il secondo posto nella produzione agricola in ordine di importanza spetta alle viti. Considerato che le nostre pendici non sono il massimo per la coltivazione dei vigneti in quanto siamo un pò distanti dalle terre di Franciacorta esiste tuttavia la volontà di qualche piccolo agricoltore di ritagliarsi uno spicchio di successo nella galassia dei vini bianchi con il metodo tradizionale.
Non meritano considerevoli attenzioni le coltivazioni di frumento e di granoturco mentre un occhio di riguardo spetta al castagno presente un pò dovunque e diventato più una meta per i turisti che per interessi economici. Infine non possiamo tralasciare un aspetto della tradizione contadina occupato dal maiale e dai suoi derivati. Definito recentemente "Sua eccellenza il salame di Monte Isola", questo rituale tramandato da generazioni merita perciò di essere ricordato. Da sempre infatti, tra il mese di dicembre e il mese di gennaio, non c'era famiglia di Masse, Cure, Olzano e Senzano che non avesse l'abitudine di allevare o comprare, per chi ne aveva la possibilità, il maiale per poi preparare, in casa, il tipico insaccato in cui la carne era ed è tuttora tassativamente tagliata con il coltello senza l'ausilio di tritacarne elettrici. Questa operazione impegna per un'intera giornata un minimo di quattro persone aventi ognuna il proprio compito: tagliare la carne, mescolare l'impasto, insaccarlo e legarlo. Come obbliga tutt'ora il nonno, era ed è necessario, per una più prolungata conservazione del prodotto, che la luna sia calante. Ciò che rende però il prodotto veramente esclusivo è l'affumicatura nelle famose "Cà del salam". Infatti il salame, una volta preparato, viene appeso in una stanza particolare, una vecchia cantina, dotata di muri di pietra non intonacati, soffitto a volte e soprattutto un camino dove, per poter mantenere costante la temperatura, specialmente di notte, si deve continuare a bruciare legna secca.
A Monte Isola purtroppo di questi locali ne sono rimasti ben pochi e quindi si è spesso costretti a prenotarli chiedendoli in prestito a parenti o ad amici. Trascorso circa un mese l'insaccato e pronto e quindi lo si può mangiare, appendere in normali cantine oppure per chi preferisce, secondo l'antica tradizione, conservarlo in vasi di terracotta detti "ole" sotto grasso ricavato anch'esso dallo stesso maiale.

Di Giusi Bino
 

Corso olivicultura e frutticultura a Sale Marasino a cui parteciparono molti contadini montisolani, anno 1930 agosto

Peschiera 1920

Peschiera 1938


Peschiera 1980

Cacciatore di Carzano, 1968

Peschiera, 1968

Peschiera, 1996

Macellazione del Suino ad uso famiglia

Macellazione del Suino ad uso famiglia

Senzano, 2000
Senzano, 2000
Macellazione del Suino ad uso famiglia
Macellazione del Suino ad uso famiglia
Verza con soppressa e polenta, specialità di nonna Lia
Masse
"Clem", 1999
Lina e Michilì alla Cascina "Clem", 1999
La vendemmia, cascina "Clem", 1992

 

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