|
Cure 1972 |
Non esiste un patrimonio storico in immagini
che testimoni la vita contadina, rurale e pendolare di tutti coloro
che non hanno fatto i pescatori o i barcaioli. Tendenzialmente il
territorio di Monte Isola è stato ampiamente documentato
nelle zone limitrofe ai porti sia per il fascino ambientale che
per la facilità di penetrazione dalla terraferma.
Scrittori, pittori e fotografi hanno trovato terreno fertile a Peschiera,
Sensole e Carzano a scapito di altre realtà territoriali
legate agli usi, costumi e tradizioni dell'entroterra.
È stato più facile tramandare testimonianze del mondo
dei pescatori e dei retai, anch'essi situati per ragioni di trasporto
e scambio merci, in prossimità di attracchi e porti.
|
Senzano 1969 |
Tuttavia non mancano all'interno dell'isola,
intorno al capoluogo e alle frazioni alcune testimonianze delle
tradizioni e delle attività tipiche di altre realtà
territoriali confinanti con Monteisola.
Infatti mio nonno con la sua memoria storica mi racconta che oltre
alle risorse naturali offerte dal lago quali l'acqua e il pesce,
gli abitanti di Monte Isola sono riusciti a sfruttare anche quelle
legate alla campagna grazie alla posizione favorevole di numerosi
campi, soprattutto quelli posti a Senzano, Cure e Olzano che hanno
permesso la coltivazione di ulivi, viti, grano, frumento e qualche
ortaggio come la patata, la cipolla, la verza e il cavolfiore.
Purtroppo anche se il nonno non ricorda una grande abbondanza di
tali prodotti, la terra è sempre riuscita a tener lontano
la fame e molte malattie in periodi piuttosto difficili come per
esempio la seconda guerra mondiale.
Tutta la famiglia partecipava al lavoro nei campi compresi i più
piccoli. Questi ultimi infatti frequentavano la scuola solo fino
alla terza elementare e pochi erano i fortunati che potevano farlo
fino alla quinta: poi cominciavano tutti a lavorare.
|
Siviano 1953 |
La vita in campagna occupava più di
tre quarti dell'intera giornata: si cominciava alle cinque del mattino,
ora dedicata alla mungitura e al riassetto del bestiame e proseguiva
fino al calare del sole. Dopo, la giornata proseguiva con il preparare
il foraggio per gli animali (erba durante la stagione estiva e fieno
per quella invernale). Poi si preparavano i terreni per la semina
arandoli e concimandoli con il letame ottenuto dalle bestie. Dopo
la semina si procedeva con l'estirpazione di tutte le erbe infestanti
che compromettevano la crescita delle colture in atto. Nei momenti
in cui la campagna era a riposo, ci si dedicava al taglio dei boschi
per ottenere la legna necessaria per il riscaldamento e per il funzionamento
di cucine e di forni per il pane. In tutto questo anche la donna
aveva un ruolo fondamentale: infatti, spesso, la nonna oltre alle
responsabilità della gestione della casa, seguiva il nonno
nei campi aiutandolo a rastrellare il fieno e a raccogliere il fogliame
nei boschi, usato come lettiera per gli animali. Durante i periodi
del raccolto le famiglie si aiutavano a vicenda ma i prodotti non
venivano venduti perché spesso non erano sufficienti. Molti
si limitavano a scambiarli con del pesce o, per chi non possedeva
del bestiame, con del letame per la campagna.
Un'altra tradizione che purtroppo è scomparsa completamente
da Monte Isola in seguito all'utilizzo del cotone e del nylon che
però il nonno ricorda benissimo è la coltivazione
dei bachi da seta. Da non confondersi con i normali e grossi bruchi,
i bachi da seta venivano fatti nascere in un ambiente caldo. Per
questo motivo, molte volte, erano le stesse donne che si mettevano
a letto e li covavano spesso molto felici perché questo le
esonerava da tutti gli altri lavori.
La necessità di aumentare il reddito familiare in proporzione
all'aumento dei membri della famiglia spinse molti uomini a cercare
un reddito integrativo. Cominciarono così a lasciare l'isola
in cerca di lavoro e si adattarono a qualunque mestiere. In particolare
si spinsero verso la Svizzera e la Germania dove trovarono impiego
nella realizzazione di gallerie stradali e nelle miniere di ferro
e di carbone dove molti furono di conseguenza soggetti a malattie
come la silicosi. Questa situazione oltre a comportare l'abbandono
dell'agricoltura e quindi l'impoverimento della campagna, comportò
anche il sacrificio da parte dei lavoratori che furono costretti
a riabbracciare i propri familiari solo due o tre volte durante
l'anno, in genere a Natale, a Pasqua e a Ferragosto.
Qualcosa che potrebbe far ancora riflettere è la permanenza
nel tempo di un interesse rivolto alla pratica, nel tempo libero,
di uno sport come la caccia. Questo è documentato da eventi
storici quali per esempio l'arrivo nel 1390 di Matteo II Visconti
a Peschiera, ospite degli Oldofredi, per la caccia alle anatre e
la costruzione nel XV secolo, da parte dei Martinengo, di una residenza
a Carzano usata prevalentemente per la caccia. La caccia però,
come narra il nonno, tuttora il più anziano fra tutti i cacciatori
montisolani, non era, ai suoi tempi, solo uno sport. Infatti in
un'epoca dove il bestiame era insufficientemente nutrito, mal selezionato
ed in grado perciò di dare pochi prodotti di macelleria,
la cacciagione permetteva di arricchire le tavole dei contadini
(polenta e uccelli). All'inizio la caccia era prevalentemente rivolta
ad uccelli migratori quali tordi,fringuelli, merli e anatre. Successivamente
i cacciatori cominciarono a ripopolare la nostra isola con lepri,
fagiani e quaglie tuttora cacciati solo per divertimento!
|
Fattoria di Sinchignano, 1960 |
Oggi a distanza di qualche decennio da questi
ricordi, scopriamo che l'economia dell'isola si è completamente
trasformata.
Il pendolarismo ha preso il sopravvento, muratori, carpentieri,
ferraioli, meccanici e piccoli artigiani hanno sostituito quasi
totalmente la figura del contadino. Rimangono tuttavia alcuni nostalgici
della terra per lo più pensionati che hanno ereditato dai
padri la passione per la terra. Inoltre il continuo frazionamento
delle proprietà terriere ha ridotto i terreni in giardini
coltivati ad ulivi: la pianta da frutto di gran lunga più
presente su tutto il territorio.
Dalle nostre parti, l'ulivo ha sempre trovato terreno fertile e
il clima mite ha favorito la crescita e lo sviluppo di questa pianta.
|
Il pastorello, Peschiera 1941 |
L'anno 2001 sarà iscritto ai guinnes
dei primati per la produzione di olive in una quantità superiore
ad ogni più rosea previsione. L'olio che ne deriva da queste
piante è da sempre considerato uno dei migliori d'Italia.
Il secondo posto nella produzione agricola in ordine di importanza
spetta alle viti. Considerato che le nostre pendici non sono il
massimo per la coltivazione dei vigneti in quanto siamo un pò
distanti dalle terre di Franciacorta esiste tuttavia la volontà
di qualche piccolo agricoltore di ritagliarsi uno spicchio di successo
nella galassia dei vini bianchi con il metodo tradizionale.
Non meritano considerevoli attenzioni le coltivazioni di frumento
e di granoturco mentre un occhio di riguardo spetta al castagno
presente un pò dovunque e diventato più una meta per
i turisti che per interessi economici. Infine non possiamo tralasciare
un aspetto della tradizione contadina occupato dal maiale e dai
suoi derivati. Definito recentemente "Sua eccellenza il salame
di Monte Isola", questo rituale tramandato da generazioni merita
perciò di essere ricordato. Da sempre infatti, tra il mese
di dicembre e il mese di gennaio, non c'era famiglia di Masse, Cure,
Olzano e Senzano che non avesse l'abitudine di allevare o comprare,
per chi ne aveva la possibilità, il maiale per poi preparare,
in casa, il tipico insaccato in cui la carne era ed è tuttora
tassativamente tagliata con il coltello senza l'ausilio di tritacarne
elettrici. Questa operazione impegna per un'intera giornata un minimo
di quattro persone aventi ognuna il proprio compito: tagliare la
carne, mescolare l'impasto, insaccarlo e legarlo. Come obbliga tutt'ora
il nonno, era ed è necessario, per una più prolungata
conservazione del prodotto, che la luna sia calante. Ciò
che rende però il prodotto veramente esclusivo è l'affumicatura
nelle famose "Cà del salam". Infatti il salame,
una volta preparato, viene appeso in una stanza particolare, una
vecchia cantina, dotata di muri di pietra non intonacati, soffitto
a volte e soprattutto un camino dove, per poter mantenere costante
la temperatura, specialmente di notte, si deve continuare a bruciare
legna secca.
A Monte Isola purtroppo di questi locali ne sono rimasti ben pochi
e quindi si è spesso costretti a prenotarli chiedendoli in
prestito a parenti o ad amici. Trascorso circa un mese l'insaccato
e pronto e quindi lo si può mangiare, appendere in normali
cantine oppure per chi preferisce, secondo l'antica tradizione,
conservarlo in vasi di terracotta detti "ole" sotto grasso
ricavato anch'esso dallo stesso maiale.
|